Nel settore medico sono arrivati da molto tempo a questa verità: la suggestione è un fattore importantissimo, che altera qualsiasi tipo di valutazione oggettiva. Come spiegare altrimenti il persistere di mille rituali e pratiche credute curative, ma poi dimostrate inutili o dannose? Il diffusissimo salasso (le sanguisughe erano considerate addirittura il simbolo dei barbieri in quanto medici “di base”) è durato per secoli e il principio ispiratore non fa una piega: la malattia deriva dal sangue malato, bisogna toglierne. Peccato che oggi la prima cosa che si fa in molti casi sia una flebo per reidratare, cioè esattamente il contrario. Ma chi è oggetto delle cure, giuste o sbagliate che siano, si convince che servano e questo lo fa star meglio: si chiama effetto “placebo” (piacerò).Per questo fu inventato il doppio cieco, un esperimento nel quale metà dei pazienti si cuccano il farmaco da sperimentare, metà si mangiano una pasticca identica da vedere ma fatta di zucchero e bicarbonato, e nessuno può sapere se si trova nel gruppo trattato o in quello “di controllo”. Anche i medici che li seguono e valutano i progressi non sanno quali sono i 2 gruppi, perché anche loro sono tutt’altro che immuni dai pregiudizi. Per questo “doppio” cieco: ignari i pazienti, ignari i medici, proprio per evitare di entrare in un vicolo ancor più cieco di deduzioni falsate dettate dalla suggestione. Solo un secondo livello di valutatori giudicherà la validità o meno del trattamento in base alle relazioni riportate. Questa prova del nove ha fatto cadere in disuso molte credenze mediche tradizionali e ha stroncato tantissimi nuovi ritrovati supposti miracolosi. Senza il doppio cieco e soprattutto la mentalità che lo ha ideato, saremmo ancora al seppellimento della placenta del neonato per evitare che qualcuno con essa possa scagliargli contro un malocchio Ma per tanti aspetti siamo ancora lì, perché a noi piace illuderci. Per lo stesso motivo chi crede nell’or.oscopo, non conserva i giornali della settimana e controlla il passato: scoprirebbe che l’astrologo non ha azzeccato niente.
Nel campo agricolo il doppio cieco nessuno sa cos’è: sarebbe difficile applicarlo (come si può camuffare la potatura di un albero?), ci sono meno finanziamenti per le sperimentazioni più serie e quindi più onerose, infine molti preferiscono che sia così. Per anni le prove di campo hanno promosso come ottimi dei fertilizzanti perché le parcelle trattate con essi producevano di più del confronto. Poi si sono accorti che le parcelle esterne del campo producono di più per il fatto che ricevono più luce e subiscono meno concorrenza radicale, e molti dei fertilizzanti testati e premiati erano sulle parcelle esterne! Ora devono elaborare al computer una disposizione delle parcelle complicatissima per tener conto di questo rischio. E’ facile notare un fenomeno e sbagliare completamente l’interpretazione della causa. Un mio amico tornò dall’Inghilterra disgustato da quanto facevano schifo là le scatolette di tonno. Data la maggiore coscienza ecologica di quel paese, sulle scatolette c’è un simbolo col delfino che attesta di non avere utilizzato metodi di pesca dannosi per questi animali. Il mio amico si convinse che piccoli pezzetti di delfino caduti nelle scatolette italiane a causa della pesca a strascico migliorano incredibilmente la qualità del tonno. Il motivo è che noi il tonno lo mettiamo nelll’olio di oliva!
Non possiamo fidarci mai troppo delle nostre valutazioni da professionisti sull’ efficacia di una pratica, perché il numero di casi che possiamo analizzare è basso, perché abbiamo troppa fretta per osservare attentamente, perché subiamo la suggestione. Ancor meno possiamo fidarci dei clienti: alcuni sono pronti a lamentarsi per una macchiolina gialla nella foglia 24362 del terzo ramo in alto a destra, della quale noi siamo senz’altro responsabili. Altri si compiacciono e richiedono ogni anno operazioni palesemente inutili ( più volte mi hanno ringraziato per l’efficacia di un trattamento, ma io avevo trattato per sbaglio delle altre piante!). Ancor peggio è il settore pubblico, dove il vero grado di efficacia si calcola in base…alle righe dedicate dai quotidiani locali al problema. Solo un doppio cieco chiarirebbe le cose, ma nessuno lo farà mai.
Quindi il vero business del futuro è la pranoterapia per gli alberi: i costi di investimento sono praticamente nulli, a parte un buon marketing.Ci si piazza a un metro dal tronco e con sguardo severo, quasi truce, si impongono le mani. L’albero malato guarirà. Se non era malato, starà comunque meglio dopo la seduta.
La morale di tutto ciò è che bisogna essere sempre molto scettici. Soprattutto in un campo come l’arboricoltura, dove i risultati delle nostre azioni sono spesso lontani nel tempo e difficilmente quantificabili, dove è difficile standardizzare perché, nessun albero è uguale all’altro e dove le leggende si mischiano con la scienza, quest’ultima risulta essere molto indietro. Ritrovati insetticidi e antifungini, somministrazioni con flebo o punture a pressione o vie radicali, fertilizzanti a dosi da pozione magica o a dosi da cavallo, alghe di Vanna Marchi e vitamina C antiinfluenzale per assorbimento fogliare: freniamo i nostri entusiasmi.
Insomma, speriamo almeno che anche gli alberi subiscano l’effetto “placebo” e si illudano di stare meglio quando, si sentono oggetto delle nostre attenzioni e delle nostre spesso fantasiose pratiche curative.
2005